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E’ un vero e proprio pellegrinaggio, quello che sta interessando migliaia di persone in viaggio verso le zone della costa nord est del pacifico. Un orda di astrofili, ma anche di gente comune che vuole essere presente ad un evento astronomico raro e suggestivo: una eclissi totale di Sole.

Sarài infatti la mattina del 4 Novembre, quando in Italia sarà ancora il tardo pomeriggio del 13 Nov.), un’ora dopo il sorgere del sole, che la Luna si interporrà tra la Terra e la nostra stella, e per 2 minuti vi sarà buio. Un evento considerato in antichità come un cattivo presagio, è invece studiato oggi dagli scienziati per comprendere il grande mistero del riscaldamento coronale. Gli astronomi infatti cercano da tempo di scoprire perchè l’atmosfera esterna del Sole, la “corona”, sia più calda della superficie del Sole, che raggiunge i 6000 °C, mentre la corona sembra sfiorare il milione di gradi Celsius, forse anche di più. Per elpletare al meglio questi calcoli, gli scenziati utilizzano strumenti particolari, chiamati “coronografi”, che bloccanoil bagliore solare rivelando la debole corona. Il sole è monitorato costantemente 24/24 h, da sonde lanciate nello spazio, ma nessuno strumento potrà eguagliare la Luna, il nostro satellite naturale, considerata il più grande “coronografo” della natura. Shadia Habbal, scienziato dell’Istituto di Astronomia alle Hawaii sostiene: “Quella rappresenta l’area dove tutto il campo magnetico e i processi fisici responsabili per il riscaldamento della corona si stanno evolvendo più rapidamente”, continua “Durante le eclissi, la Luna rivela la corona più interna che i coronografi artificiali faticano a vedere”.

E la notte prenderà il posto al giorno per qualche minuto, uno dei fenomeni più suggestivi della natura. Il cono d’ombra della Luna attraverserà l’Oceano Pacifico meridionale, tranne le aree al nord dell’Australia, determinando anche un’eclissi parziale, quindi provocando solo la penombra, visibile in una zona che coprirà aree più vaste di territorio, tra cui Australia, Nuova Zelanda e parte dell’Antartide e il sud del Sud America.

Il percorso centrale dell’eclisse passerà nel parco nazionale di Garig Ganak Barlu,in Australia, a circa 250 chilometri ad est di Darwin, alle 21:35 (ora italiana). Viaggiando a sud-est, l’ombra attraverserà rapidamente il Golfo di Carpentaria e raggiungerà la penisola di Cape York alle 21:37. La prima e unica regione popolata del percorso si trova lungo la costa orientale del Queensland, sulla città di Cairns. La città posta nei pressi della Grande Barriera Corallina si troverà a circa 30 chilometri a sud della linea centrale. La popolazione potrà godere dell’eclissi totale alle prime ore del mattino per 2 minuti, quando il Sole sarà ad un’altezza di 14° sull’orizzonte orientale. Gli osservatori sulla linea centrale potranno assistere a 5 secondi in più di totalità, ma le condizioni atmosferiche locali avranno un ruolo ben maggiore rispetto alla scelta di un sito che vivrà il fenomeno per qualche secondo in più. Dopo aver lasciato l’Australia l’ombra scivolerà sopra l’Oceano, disturbata da un ulteriore approdo per il resto del suo percorso. Il massimo oscuramento si verificherà nel Sud del Pacifico alle 23:11:48 (ora italiana). In questo istante, l’asse d’ombra della Luna passerà più vicino al centro della Terra. La durata massima della totalità sarà di 4 minuti e 2 secondi, con un’altezza del sole di 68°, mentre la larghezza del cono d’ombra sarà di 179 chilometri. Proseguendo attraverso il vasto Pacifico del Sud, il percorso dell’ombra finirà a circa 800 chilometri ad ovest del Cile, alle 00:48.

Nell’arco di 3 ore, l’ombra della Luna (l’eclissi di Sole si verifica quando la Luna si interpone tra la Terra ed il Sole) percorrerà un sentiero di circa 14.500 chilometri di lunghezza, che coprirà lo 0,46% della superficie terrestre. Le esclissi totali di Sole rappresentano forse il fenomeno astronomico più spettacolare e suggestivo a cui la terra possa assistere, che permettendo di osservare variazioni meteorologiche e naturalistiche eccezionali. La temperatura tende a raffreddarsi per assenza di irraggiamento solare, mentre una brezza costante si fa strada durante la fase di totalità: è il vento dell’eclissi. Il calo di luce altera i comportamenti degli animali: quelli notturni escono dalle loro tane, e viceversa, molti altri vanno a riposare. Il cielo stellato, soprattutto per quanto riguarda le stelle più brillanti, appare improvvisamente al posto del blù del giorno, svanendo a sua volta mentre il disco lunare permette nuovamente la visione del Sole. Dopo la fase di totalità, l’ombra della Luna si propagherà lungo il Pacifico meridionale, tracciando una linea di migliaia di chilometri in acque disabitate, raggiungendo quasi le coste del Sud America. Naturalmente e purtroppo, dall’Italia, visti gli orari descritti, il fenomeno non sarà visibile. Per assistere alla prossima eclissi totale di Sole dalla nostra penisola, si dovrà attendere il 2081.

Fonti: http://science1.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2012/07nov_totaleclipse/  –  http://www.meteoweb.eu

Da circa due anni gli scienziati di Esa-Nasa-Asi studiano il pianeta attraverso la sonda Cassini, il vero gioiello che ha riservato loro l’onore di scoprire una zona dell’emisfero nord, sulla quale imperversa una vera e propria tempesta al livello dell’alta atmosfera. La scoperta di questo fenomeno è stata condivisa e osservata  non solo dalla sonda Cassini, ma anche da alcuni dei migliori osservatori astronomici della Terra come il Very Large Teloscope dell’ESO in Cile e l’Infrared Telescope Facility della Nasa, situato in cima al vulcano Manua Kea alle Hawaii.

La prima osservazione ha inizio nell’inverno boreale terrestre del 2010, per esattezza il 5 Dicembre, quando su Saturno, dove un anno equivale a 30 dei nostri e le stagioni si susseguono a ritmi molto più lenti, era ancora primavera.
Il periodo in cui gli scienziati attedevano possibili tempeste era previsto per il 2017, quando avviene il solstizio saturnino, e invece, proprio quel giorno di due anni fa, gli studiosi si sono soffermati accorgendosi che sull’emisfero nord si stava scatenando una grandiosa burrasca, battezzata appunto “la grande tempesta di primavera”  o “la grande tempesta del nord”,  un fenomeno titanico in cui si sono formati vortici di  dimensioni che, all’apice dell’ intensità, hanno superato quelle della grande macchia rossa di Giove. Vortici al cui interno si producono fulmini diecimila volte più potenti di quelli terrestri e si creano forze elettromagnetiche estreme. Secondo le previsioni la tempesta si sarebbe dovuta placare gradualmente attorno al 2013, diminuendo di intensità, ma i nuovi dati raccolti smentiscono ogni calcolo precedente.

Leigh Fletcher, dell’Università di Oxford, si dichiara allibito: «È qualcosa che non s’era mai visto prima. Mai, in nessun pianeta del Sistema solare». Il fenomeno ha lasciato il team con gli occhi incollati su Saturno, studiando le conseguenze che l’evento crea nell’alta atmosfera, effetti che fanno nascere ancora molti interrogativi. Il passo sucessivo della ricerca, richiede una vista ad infrarossi, di cui solamente l’occhio  o “strumento Cirs” della sonda Cassini è dotato, col quale si potrà ottenere uno spettro accurato delle temperature raggiunte all’interno della tempesta, e attraverso il quale, soprattutto, si potrà finalmete  esaminare la composizione chimica del pianeta.

I risultati ottenuti dal Cirs hanno appunto dell’incredibile, le risposte hanno lasciato la comunità scientifica a bocca aperta per i parametri riscontrati. Le pervisioni non corrispondono ai dati raccolti dallo spettrometro a infrarossi, poichè i picchi reali di temperatura raggiunta dal vortice sono al meno di 83 gradi maggiori rispetto ai calcoli e rispetto alla vicina atmosfera ai margini del fenomeno. Inoltre sono state riscontrate altissime concentrazioni di etilene e acetilene, che rimangono isolate dall’ambiente circostante da barriere create da costanti venti circolatori in senso orario, con enormi differenze chimico-fisiche tra l’interno del fenomeno e il resto della atmosfera.

«Il  picco di temperatura è così estremo da non crederci, soprattutto in questa regione dell’atmosfera di Saturno, che è tipicamente molto stabile», dichiara Brigette Hesman, della University of Maryland. «Per avere sulla Terra un’escursione termica analoga, dovremmo passare dal pieno inverno di Fairbanks, in Alaska, alla piena estate del deserto del Mojave».

L’etilene, inoltre, è disponibile sulla Terra sia da fonti artificiali che naturali, è un gas inodore e incolore, ma è assolutamente anomalo per Saturno.  La stranezza che sta tenendo in allerta gli scienziati è  proprio la quantità di questo gas all’interno del mega vortice,  che risulterebbe superiore alle 100 unità ritenute possibili per il pianeta.

Quale possa essere l’orgine e la causa di tutto questo è ciò che il team di studiosi ancora si sta chiedendo, ma di sicuro hanno escluso la possibilità che il gas provenga da un riserva presente negli strati più bassi dell’atmosfera di Saturno.

«Mai prima d’ora ci eravamo imbattuti nell’etilene su Saturno, dunque è stata una vera sorpresa», questa l’ammissione del responsabile dello strumento CIRS, Michael Flasar, del Goddard Space Flight Center della NASA.

Il grande lavoro degli scienziati è solo all’inizio. I primi dati raccolti hanno già fatto scalpore nell’ambiente accademico e le notizie si sono divulgate con articoli pubblicati sul sito e nota rivista scientifica Icarus (vedi fonti) e il 20 Novembre 2012 ne uscirà un altro su ApJ – the Astronomical Journal (vedi link).

I grandi uomini  e donne che sono al lavoro e a capo del team di ricerca sono già in fibrillazione in vista del periodo di apice della tempesta previsto per il 2017, quando la sonda Cassini, sarà l’occhio puntato sul fenomeno, “lo strumento giusto al posto giusto nel momento giusto”, in viaggio sulla atmosfera del pianeta con gli anelli, il più affascinate del nostro sistema solare. La sonda Cassini, che proprio quest’anno compie 15 anni dal lancio, ci regalerà risposte nuove sullo splendido interrogativo che è il nostro Universo.

di Micaela Luna Celani

Fonti: http://www.media.inaf.it/2012/10/26/tempesta-saturno-cassini/

Link:

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0019103512003430

http://iopscience.iop.org/0004-637X