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Vediamo come enti scientifici e di rispetto come la NASA e il NOAA possano convincere chi ancora si definisce “scettico” rispetto all’attuale stato climatico del nostro pianeta, con alcuni dati verificati e attendibili.

Questo grafico, basato sul confronto di campioni atmosferici contenuti nei nuclei di ghiaccio e su misurazioni più recenti, fornisce prove di come la CO2 atmosferica sia aumentata dalla Rivoluzione Industriale ad oggi. (Dati del nucleo glaciale di Vostok / J. Petri et al., NOAA Mauna Loa record di CO2.)

Le prove: come sappiamo che il cambiamento climatico è reale?

Il clima della Terra è cambiato molte volte durante la storia. Si pensi che negli ultimi 650.000 anni ci sono stati sette cicli di avanzamento e di ritiro glaciale, con la brusca fine dell’ultima era glaciale circa 7.000 anni fa, che segnò l’inizio dell’era moderna del clima e della civiltà umana. La maggior parte di questi cambiamenti climatici sono attribuibili a piccole variazioni nell’orbita terrestre che modificano la quantità di energia solare che il nostro pianeta riceve.

L’attuale trend di surriscaldamento assume però un significato particolare, in quanto al 95% è il risultato della attività umana, sin dalla metà del 20° secolo, e procede ad un ritmo esponenziale senza precedenti ormai da decenni.

I satelliti che orbitano attorno alla Terra e altre tecnologie avanzate, hanno permesso agli scienziati di avere una visione di insieme sempre più precisa, raccogliendo un’ampia varietà di informazioni sul nostro pianeta e sul suo clima in scala globale. Questo insieme di dati raccolti durante molti anni, rivela i segnali di un inconfondibile cambiamento climatico.

E’ stato ampiamente dimostrato, già nella metà del 19° secolo, come l’anidride carbonica abbia la tendenza naturale di intrappolare il calore e gli altri gas, la cui capacità è quella di influenzare e attutire il trasferimento dei raggi infrarossi attraverso l’atmosfera, rendendo questa scoperta la base scientifica di molti strumenti utilizzati dalla NASA. Di conseguenza, non c’è dubbio che l’aumento dei livelli di gas serra provochi un riscaldamento della Terra.

I nuclei di ghiaccio analizzati provenienti dalla Groenlandia, dall’Antartide e dai ghiacciai delle montagne tropicali, mostrano che il clima della Terra risponde ai cambiamenti attraverso livelli di gas serra, trovati in varie concentrazioni nei campioni dei carotaggi. Antiche prove di queste variazioni sono state trovate anche negli anelli degli alberi (dendrologia), nei sedimenti degli oceani, nelle barriere coralline e negli strati di sedimenti rocciosi. Questa prova, antica o del paleoclima, rivela che il riscaldamento attuale sta avvenendo circa dieci volte più velocemente rispetto al tasso medio di recupero che avvenne nei periodi successivi alle grandi Ere Glaciali.

LA PROVA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO E’ CONVINCENTE, PERCHE’

  • La temperatura globale aumenta: la temperatura media della superficie del pianeta è aumentata di circa 2,0 gradi Fahrenheit (1,1 gradi Celsius) dalla fine del XIX secolo, un cambiamento che è stato determinato in gran parte dall’aumento dell’anidride carbonica e da altre emissioni prodotte dall’uomo nell’atmosfera. L’ impennata del riscaldamento si è verificato solamente negli ultimi 35 Anni, con il 2016 e 2017 come anni più caldi registrati dal 2001. Non solo è stato il 2016 l’anno di caldo record, ma otto dei dodici mesi che compongono l’anno – da gennaio a settembre, ad eccezione di giugno – sono stati i più caldi nei record per i singoli mesi.

  • Gli Oceani si stanno riscaldando: gli oceani hanno assorbito gran parte di questo aumento di calore, i primi 700 metri dalla superficie dell’oceano presentano un aumento si 0.302 gradi Fahrenheit dal 1969. **Secondo uno studio dell’International Union for Conservation of Nature (Iucn), probabilmente si registrerà un aumento nella temperatura media globale degli oceani di 1-4 gradi centigradi entro il 2100. Il riscaldamento più intenso a livello globale si sta verificando nell’emisfero meridionale, con l’accumulo di un forte calore nelle regioni alle medie latitudini dell’oceano Indiano e Pacifico.

  • Contrazione degli strati di ghiaccio: gli strati di ghiaccio della Groenlandia e dell’Antartide sono diminuiti in massa. Dati provenienti dal progetto della NASA Gravity Recovery and Climate Experiment dimostrano come la Groenlandia abbia perso da 150 a 250 kilometri cubi di ghiaccio all’anno, tra il 2002 e il 2006, mentre l’Antartide ne abbia persi circa 125 km3, tra il 2002 e il 2005.

  • Ritiro dei ghiacciai: i ghiacciai si stanno ritirando praticamente ovunque sul Pianeta Terra, questo processa non sta escludendo le Alpi (Europa), la catena dell’Himalaya (Asia), delle Ande (America Latina), le Rocky Mountains (USA), i ghiacciai in Alaska e in Africa.

  • Il livello dei mari si alza: globalmente il livello del mare si è innalzato mediamente di 20/40 cm nel corso degli ultimi 100 anni. Il tasso di innalzamento durante l’ultimo ventennio, tuttavia, è raddoppiato, *arrivando ad 1mt in molte zone del pianeta e sommergendo intere isole nel Pacifico, di cui alcune abitate; questo fenomeno ha causato un’immigrazione di massa verso le città sulla terra ferma, generando i primi “migranti del cambiamento climatico” del nostro secolo. Fenomeno che ha causato inoltre migliaia di morti in zone come le Filippine o il Bangladesh, dove, purtroppo, molti bambini e anziani sono affogati.

  • Eventi estremi: il numero di eventi che hanno presentato alte temperature negli Stati Uniti è in aumento, mentre il numero di eventi record con basse temperature è diminuito, dal 1950; assistendo inoltre ad un numero crescente di pioggie intense e conseguenti alluvioni. *Nel resto del mondo si evidenziano monsoni con intensità decisamente aumentata e durata estesa a giorni di pioggia incessante e venti oltre i 100km/h. Uragani e tornado aumentati in numero e intensità anche in zone come l’Europa, dove non sono fenomeni comuni. Dove non sono aumentate le pioggie, vediamo l’altra faccia della medaglia, ossia la siccità che sta sconvolgendo a livello mondiale le aree adibita alla agricoltura intensiva, portando alla perdita o al ritardo dei raccolti, spesso rovinati o ridotti nel rendimento.

  • Acidificazione degli Oceani: fin dall’inizio della Rivoluzione Industriale, l’acidità delle acque di superficie degli Oceani è aumentata del 30%. Questo aumento è il chiaro risultato proporzionale alle maggiori emissioni dell’umanità di Co2 attraverso la combustione degli idrocarburi nell’atmosfera, che sono assorbite dagli Oceani. L’ammontare di questo assorbimento degli strati superiori dei mari sta aumentando di circa 2 miliardi di tonnellate all’anno.

In questa parte abbiamo analizzato le Prove, in un prossimo articolo approfondiremo le Cause, gli Effetti e le possibili Soluzioni.

Grazie

M.C.

Fonti: https://climate.nasa.gov/

**https://www.galileonet.it/2016/09/riscaldamento-globale-quasi-calore-finisce-negli-oceani/

*note personali di M.C.

Gli Stati Generali della Green Economy, la due giorni dedicata all’economia verde, si è conclusa il 9 novembre ed  è stata indicata  una “road map verso la sostenibilità” scandita dalle 70 proposte emerse dal lungo processo di partecipazione che ha visto coinvolti più di 1.000 esperti che hanno lavorato su otto temi strategici. Più di 1.500 partecipanti, circa 40 relatori, due ministri. Il Ministero dell’Ambiente e altre 39 organizzazioni di immprese “green”, hanno promosso questo evento, anche con il supporto della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, confermando che in Italia l’economia verde costituisce un settore innovativo e che può creare occupazione, innescando un opera di contrasto alla recessione economica, un settore proiettato sul mercato internazionale.

Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, conferma il successo di questa due giorni, in cui sono stati coinvolte varie imprese, in una piattaforma di 70 proposte unitaria ed efficace. Gli interventi degli esponenti politici, sindacali e imprenditoriali, hanno raccolto ampio consenso. Ronchi commenta infatti : “Mille rivoli si sono incontrati e hanno dato vita ad un fiume, il fiume della green economy che comincia a scorrere anche in Italia. Questo fiume non scomparirà, ma si farà vedere e sentire come forza reale per affrontare la crisi italiana e aprire nuove possibilità di sviluppo”

Tra le 70 proposta vi è la tesi 46, ossia quella che prevede la “promozione di un’azione specifica per il sostegno allo sviluppo delle rinnovabili termiche”, che da oggi è operativa in Italia e affiancata da un decreto sugli incentivi alle famiglie e alla pubblica amministrazione, decreto annunciato dal Ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, nel suo intervento nella sessione finale della due giorni.

Il Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini è intervenuto a margine degli Stati Generali della Green Economy,affermando che le 70 proposte del Programma, “possono costituire una road map verso lo sviluppo sostenibile e la green economy in Italia può essere una chiave per uscire dalla crisi”.

Infatti, il rapporto “Green Economy per uscire dalle due crisi”, vede già dei risultati molto positivi, tra cui 193 corsi universitari in economia verde, lavoratori nelle eco-industrie in crescita, il settore delle rinnovabili che impiega già oltre 108mila lavoratori, più di 4.500 aziende di agricoltura biologica (deteniamo il più alto numero in Europa) e poi i costi di smaltimento dei rifiuti molto bassi nelle Regioni che hanno scelto la raccolta differenziata spinta.

Per lo sviluppo della Green Economy in Italia, sono stati individuati 8 settori in cui investire: strumenti economici, ecoinnovazione, ecoefficienza, riciclo e rinnovabilità dei materiali, efficienza e risparmio energetico; fonti energetiche rinnovabili; tutela e valorizzazione dei servizi degli ecosistemi; filiere agricole di qualità ecologica; mobilità sostenibile.
Speriamo che i risultati migliorino ancora…;)

 www.statigenerali.org

http://www.meteoweb.eu/2012/11/il-fiume-della-green-economy-comincia-a-scorrere-in-italia/162596/

India – Si aggiorna tristemente il bilancio delle vittime provocate dal ciclone Nilam, che sta battendo da giorni sulla zona sud orientale dell’India. In soli 3 giorni il numero delle vittime è più che raddoppiato, da 12 vittime di sabato scorso, alle 28 odierne. Passano le ore e il bollettino dei danni cresce assieme a quello di feriti e sfollati. Raccolti devastati dalle piogge incessanti, strade e ferrovie fuori uso. Accumuli pluviometrici che hanno superato i 250 mm e sfiorato in alcune zone i 350 mm. 1500 le abitazioni rase al suolo dai venti che viaggiano a 100 km/h, sprattutto nelle zone più colpite, ossia i distretti di Visakhapatnam, Godavari, Krishna, Guntur e Khamman.
Nelle ultime ore la stima degli sfollati è passat da 70mila a oltre 100mila. Sono stati allestiti campi di accoglienza siti nei luoghi più alti dal livello del mare e lontani dalla costa, dove le inondazioni stanno flagellando senza sosta.
Ratna Kumar, un componente delle squadre di soccorso riferisce: ““Molti decessi registrati nel fine settimana sono stati provocati dal crollo delle case o per annegamento”
Le operazioni di soccorso relative alla petroliera Pratibha Cauvery, arenatasi sabato al largo di Chennai, durante le quali un soccoritore aveva perso la vita, non hanno esiti positivi, infatti alcune persone dell’equipaggio, purtroppo, non sono state tratte in salvo in tempo.

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Chennai (ex Madras), 1 Novembre 2012. Mentre il resto del mondo sembrava incollato agli schermi a seguire gli esiti dell’urgano Sandy, sulle terre “a stelle strisce”, e tutti i media avevano gli obiettivi puntati su New York  City e zone limitrofe, nei giorni scorsi in India è passato Nilam, un ciclone di dimensioni paragonabili a Sandy, ma di cui nessuno, o quasi, parla o scrive.

Tamil Nadu

La prima regione che il ciclone ha investito è il Tamil Nadu, a sud est dell’India, dove il ciclone ha provocato piogge torrenziali, ingenti allagamenti, venti potentissimi e mareggiate che hanno causato più di 6 vittime e una decina di dispersi solo sulla costa. Centinaia le case e i villaggi distrutti.  Accumuli pluviometrici di 150 mm in meno di sei ore.

La petroliera Pratibha Cauvery è stata scaraventata verso la costa dai venti che hanno raggiunto i 100 km/h, arenandosi pericolosamente sul fondale sabbioso vicino alla costa della capitale Chennai. Le operazioni di salvataggio che si sono svolte durante la notte con elicotteri e altre imbarcazioni, hanno permesso di mettere in salvo 16 membri dell’equipaggio, ma 6 marinai risultano ancora dispersi, e uno dei soccorritori è morto affogato durante l’avvicinamento alla nave. Si contano gravi danni alla rete elettrica che è andata in black out, lasciando al buio alcune aree della città per diverse ore. Durante lo stato di allerta 282 scuole sono state messe preventivamente in sicurezza dalle autorità locali, e almeno 23 imbarcazioni trainate verso luoghi più riparati, dove non avrebbero rischiato di essere travolte dalle onde.

Andhra Pradesh

Nilam, il ciclone tropicale che ha colpito questa regione dell’India, ma non solo, anche la regione dell’Andhra Pradesh, più a nord est, dove per fortuna i danni che ha provocato sono meno gravi, dato che  la tempesta  è passata al largo della costa.  Il distretto di Nellore, per precauzione ha fatto evacuare 150mila persone. La zona di Pellukar ha registrato il suo record storico di precipitazioni, arrivate a 92,4 mm. Il ciclone pare non abbia ancora finito il suo balletto vorticoso, infatti sono ancora previste inondazioni e mareggiate.

L’attuale  bollettino riferito dalle autorità locali, pare sia destinato a salire, riporta  12 vittime in tutta l’India sud-orientale, il maggior numero delle quali lungo la costa, nei villaggi di pescatori. Nei centri abitati a maggior densità demografica le scuole e gli uffici rimarranno chiusi al meno per tre giorni.

In tutta la rete ho trovato solo alcuni (4 o 5) articoli o siti che ne parlassero…e questo, non è l’unico caso nella storia del “giornalismo da scoop”. Sarà mica che in America, i diritti e la vita dell’uomo e dei loro grandi edifici, hanno un valore diverso? Oppure è solo perché a New York ci sono più giornalisti, più telecamere? E’ successo così anche per Cuba e Haiti, colpiti dallo stesso uragano Sandy prima ancora delle coste USA, provocando altre 64 vittime, ma non fanno scoop, non fanno notizia, non fanno parte di una cartolina con uno skyline famoso o non sono state le mete più inflazionate di set cinematografici, certo. Beh, non posso che commentare con cinismo e  sarcasmo, lo stesso cinismo che oscura le notizie che portano più soldi e audience, rispetto alla vera cronaca internazionale.

M.C.

Paguro-lampadina

Sono stufa di vivere in mezzo alla vostra immondizia!!!

Arrivare in spiaggia e doversi fare spazio tra le persone è cosa da poco e molto comune soprattutto nelle spiagge del litorale cittadino, ma doversi fare spazio tra i rifiuti e ben più grave.

Noto lido genovese, primi di Agosto, chi è già in ferie, chi si gode il post-lavoro e vuole sdraiarsi al sole per due ore, come me.

Sono le 5pm passate e l’arenile è ancora gremito.

Primo impatto: la “puzza”, l’odore acre del mare, misto però, all’olezzo di fogna, davvero poco accogliente,  che gira  e si mescola insieme al vento e ti arriva addosso come una sberla, e si vorrebbe già scappare, se non fosse agosto, e se la voglia di tuffarsi in mare non fosse comunque imperante, dati i 30°C.

Ci si sdraia, tra una piuma di piccione, una ventina di cicche di sigaretta da spostare coi piedi, qualche confezione di prodotti per il sole finiti, posate di plastica, etc

Ci si sdraia, tra un moscerino e un pappatacio, tra un piccione che ti cammina sull’asciugamano e le ciabatte di quello affianco mollate lì manco fosse in camera sua…vabbè.

Ok, ora possiamo tuffarci. Dalla strada la prospettiva ingannava…ma non appena siamo sulla battigia io rimango a bocca aperta vedendo bambini di ogni età sguazzare letteralmente in una zuppa di immondizie varie. Assorbenti, pezzi di plastica, sacchetti, ciabatte e chi più ne ha più ne metta, qualcosa di oblungo e marrone che poco ha da ingannare la vista, sperando che non inganni il tatto, se si dovesse rischiare una collisione.

Litorale di Sturla – Anni ’60

L’unico modo per vincere quello strato di sporcizia fetida, è tuffarsi dove l’acqua arriva ancora alle caviglie e nuotare un metro al meno sott’acqua, finchè tiene il fiato, finchè non si è abbastanza al largo. Sbucare fuori con la testa, riprendere respiro e guardare una spiaggia, quello che era un tempo e quello che è oggi, da una prospettiva inquietante.

Troppa gente e troppo “indiscipliniata”.

Tornare a riva, sdraiarsi ancora un po’, fino a quando le ombre piano piano si allungano e la gente inizia ad andare via dalla spiaggia.

Davanti a me, una tipica famiglia al completo, organizzata a dovere (gli mancava solo la teglia di lasagne…), ombrellone, sdraio, asciugamani, borsa frigo, settimana enigmistica, riviste, frutta…salvagenti, braccioli, giochi da spiaggia etc…mi chiedevo mentre li osservavo, se fosse così necessario portarsi tutta quella roba in spiaggia, traslocare praticamente tutta casa, per un giorno, o frose solo un pomeriggio, al mare?! In effetti prima di andare via, tutti carichi come muli, anche i bambini, è passata al meno mezz’ora, “tu prendi quello, io questo..”, ma quando ormai ci voltano le spalle e si vedono solo le loro sagome in lontananza, mi accorgo che hanno scordato qualcosa…le ombre allungate mettono in evidenza i profili in controluce, e dove prima c’era il loro accampamento, qualcosa rimane, un profilo innaturale, il riflesso di qualcosa che sabbia non era, pietre nemmeno….mi alzo, mi avvicino e scorgo meglio il profilo di alcune bottiglie di plastica vuote, un sacchetto pieno di torsoli di mela e altri avanzi di cibo, scottex sporchi, bicchieri di plastica. Un bel gruzzoletto di spazzatura.

Come se non bastasse, la famiglia affianco fa lo stesso, la coppietta pure, i ragazzini in gruppo figuriamoci…e si accumula e si ammassa, fino al calar del sole, quando la marea sale, e le onde, eh si, ci pensano loro a fare piazza pulita, al meno fin dove arrivano, e così il calderone aumenta il suo volume, trasformando il mare e il litorale in una discarica, in una zuppa salata velenosa, oleosa, plasticosa, pericolosa, sia per i pesci che per noi “umani”.

Tornando alla famigliola di lercioni, stavo per inseguirli e fargli vedere che a soli 4 metri da dove stavano loro, c’era un bel bidone della spazzatura….per altro controllato dopo, e praticamente vuoto…ma, ahimè, ho rinunciato allo spreco di fiato.

Ecco mi chiedo, se queste sono le stesse persone che vorrebbero bruciare i campi di zingari perchè fanno sporco, o che magari in casa fanno le mogli patite e maniacali per la pulizia, quelle che vedono i microbi su ogni superficie, o magari fanno così pure in casa loro!!???

La possibilità di non sporcare esiste, ma nessuno la apprezza. Si sentono lamentele sulla sporcizia, ma su tre persone, due si lasciano dietro i loro resti di sigarette, chewing-gum, sacchettini e qualsivoglia rumenta che non serve più.

Quel gesto, il gesto di far cadere per caso lo scontrino a terra, usciti dai negozi, il gesto di cacciare rumenta dal finestrino dell’auto, il gesto di allegerirsi di ciò che non ci serve più, lasciandolo a mezzo, mi chiedo se non sia altro che un azione di delega e non di responsabilità. Un gesto così poco elegante, quando basterebbe così poco per essere semplicemente “civili” e disporre di spiagge pulite, strade pulite e un ambiente sano per tutti.

La radioattività non é un invenzione dell’uomo, al contrario. L’esistenza delle radiazione è stata scoperta circa 100 anni fa dallo scienziato Henry Becquerel, che da il nome infatti all’unità di misura dell’apporto di radiazione a seconda degli elementi, naturali e non. Fin dagli albori della vita sulla Terra, l’umanità è immersa in “mare” di radiazioni. Vi sono appunto isotopi in natura definiti stabili, altri invece, essendo instabili, generano altri elementi spontaneamente che trasformandosi emettono particelle radioattive. Questo processo si definisce “disintegrazione” o “decadimento radioattivo”, cioè l’atomo che si trasforma e quindi decade.

Oltre alle radiazioni atomiche e isotopiche, sul nostro pianeta siamo continuamente esposti ad altri elementi radioattivi come il potassio ( al 30%, isotopo 40K, generato per irraggiamento del potassio naturale dai raggi cosmici che riescono ad arrivare al suolo), il 15% al gas radon emanato dal sottosuolo, il 15% dai materiali da costruzione e il 13% (al livello del mare) dalla radiazione cosmica. Salendo di quota la radiazione cosmica aumenta, per l’assottigliarsi dello strato di aria che ne assorbe la maggior parte: a 5500 metri di altitudine la dose assorbita sale a circa il doppio di quella al livello del mare. Il potassio 40 è responsabile di tutta la radioattività naturale presente all’interno del corpo umano. L’unità di misura della dose assorbita dalla materia a seguito dell’esposizione alle radiazioni ionizzanti é il Gray (simbolo: Gy).

Esistono tre tipi di radioattività:

  • R. ALFA: atomi i cui nuclei contengono quantità eccessive di protoni e neutroni emettono di solito una radiazione alfa, composta da un nucleo di elio (due protoni + due neutroni), e avente due cariche positive. Tale disintegrazione porta alla formazione di un isotopo di altro elemento chimico, avente numero atomico diminuito di due unità e numero di massa diminuito di quattro unità.

Esempio: l’uranio 238 (92 protoni + 146 neutroni) emette radioattività alfa                              trasformandosi in torio-234 (90 protoni + 144 neutroni), con un tempo di                                dimezzamento di 4,5 miliardi di anni.

Le radiazioni alfa, per la loro natura, sono poco penetranti e possono essere                        completamente bloccate da un semplice foglio di carta.

  • R. BETA: Atomi i cui nuclei contengono quantità eccessive di neutroni emettono di solito una radiazione beta, costituita da un elettrone. In particolare, uno dei neutroni del nucleo si disintegra in un protone e in un elettrone, che viene emesso. Tale disintegrazione porta alla formazione di un isotopo di altro elemento chimico, avente numero atomico aumentato di una unità (il protone in più) e numero di massa invariato (il protone si é sostituito al neutrone).

Esempio: il cobalto-60 (27 protoni + 33 neutroni) emette radioattività beta                            trasformandosi in nichel-60 (28 protoni + 32 neutroni), con un tempo di                                  dimezzamento di 5,3 anni.
Le radiazioni beta sono più penetranti di quelle alfa, ma possono essere                                  completamente bloccate da piccoli spessori di materiali metallici (ad esempio,                    pochi millimetri di alluminio).

  • R. GAMMA: La radiazione gamma é una onda elettromagnetica come la luce o i raggi X, ma molto più energetica.Le radiazioni alfa e beta sono invece di tipo corpuscolare e dotate di carica (positiva le alfa, negativa le beta). La radiazione gamma accompagna solitamente una radiazione alfa o una radiazione beta.  Infatti, dopo l’emissione alfa o beta, il nucleo é ancora eccitato perché i suoi protoni e neutroni non hanno ancora raggiunto la nuova situazione di equilibrio: di conseguenza, il nucleo si libera rapidamente del surplus di energia attraverso l’emissione di una radiazione gamma.Esempio: il cobalto-60 si trasforma per disintegrazione beta in nichel-60, che raggiunge il suo stato di equilibrio emettendo una radiazione gamma.Al contrario delle radiazioni alfa e beta, le radiazioni gamma sono molto penetranti, e per bloccarle occorrono rilevanti spessori di materiali ad elevata densità come il piombo.

L’attuale situazione in Giappone nella centrale nucleare Fukushima.1, è oramai fuori controllo; i  nuclei all’uranio dei reattori stanno fondendo, sembrava che i primi tre fossero tenuti sotto controllo, ma invece la reazione a catena ha contagiato anche i reattori 5 e 6. Dopo svariati tentativi come l’aggiunta di acqua di mare, che, ricca di iodio, tratterrebbe la pericolosissima fuga di idrogeno combusto, oltre ad abbassare il punto di fusione del nucleo, nulla si sta risolvendo. I media, i telegiornali, i giornali in questi giorni usano il verbo “esplodere” per spaventare e fare notizia a tutti costi, su un fatto che di per se è già “scottante”. Devo quindi assolutamente precisare che  un reattore nucleare non può mai esplodere come una bomba: al massimo potrebbe esplodere come una caldaia a vapore senza valvole di sicurezza , oppure potrebbe accadere che il suo combustibile fonda, convertendosi in una costosa scoria, come accadde a Three Mile Island, molto difficile da controllare e da smaltire. Nel caso di Fukushima, il panico è fomentato da un ricordo nucleare che non solo ha lasciato il segno, ma anche una vasta frangia di gente che si è schierata contro la costruzione di centrali atomiche in Giappone, ma che non è stata considerata affatto (in giappone ad oggi esistono 56 centrali nucleari attive). Il panico a Fukushima e nelle zone limitrofe si sta diffondendo, le scorie viaggiano con i venti, la pioggia, la neve, l’acqua e il cibo, intaccando di radiazioni a livelli letali e insostenibili. Ora l’unica soluzione pare sia di gettare e ricoprire con  del cemento “armato”  i reattori, come fu fatto per Chernobyl nel 1987; ricoprire il tutto, nascondere, isolare, dimenticare.

La preoccupazione riguardo al nucleare come fonte energetica sta spaccando i paesi in pezzi, in opinioni contrastanti, dibattiti, “sketch” televisivi, in cui politici si mettono in cattedra solo per fare la loro propaganda, senza rendersi conto dei fatti, della realtà.

Gli scienziati, quelli veri, disinteressati alle campagne del business politico-aziendale, sostengono che le risorse di uranio e plutonio (gli elementi che compongono i nuclei delle centrali nucleari), sono in esaurimento sul pianeta, perciò per costruire nuove centrali, la materia prima si dovrà suddividere ed alzare di prezzo. Sommiamo i costi della costruzione degli impianti (per cui ci vogliono circa 7 anni per l’avviamento), sommiamo i costi dello smaltimento e arriviamo ad accumulare radiazioni impari alla produzione di energia, che si potrebbe produrre con metodi sicuramenti più puliti e meno cari, soprattutto meno pericolosi. Alcuni dati:

  • il “dimezzamento” del plutonio dura 24000anni, dopo un isolamento di 240mila anni
  • il combustibile scaricato da un reattore di 2º o 3º generazione ad uranio mantiene una pericolosità elevata per un tempo dell’ordine del milione di anni
  • La AIEA  stima in 5,5 milioni di tonnellate le scorte di uranio globali, considerando i giacimenti già identificati.
  • Attualmente già si consuma più uranio di quanto se ne produca
  • Lo scienziato svizzero Michael Dittmar ritiene che già a partire dal 2013 si assiterà a un “supply crunch”, la contrazione delle forniture.

Per dare un idea del numero di centrali nucleari nel mondo, segue un elenco aggiornato:

ARGENTINA 2                                                                       
ARMENIA 1
BELGIO 7
BRASILE 2
BULGARIA 4
CANADA 18
CINA 9
FED. RUSSA 31
FINLANDIA 4
FRANCIA 59
GERMANIA 17
GIAPPONE 56
INDIA 15
IRAN 0
ITALIA 0
KAZAKHSTAN 0
LITUANIA 1
MESSICO 2
OLANDA 1
PAKISTAN 2
REGNO UNITO 23
REP. CECA 6
REP. COREA 20
ROMANIA 1
SLOVACCHIA 6
SLOVENIA 1
SPAGNA 9
SUD AFRICA 2
SVEZIA 10
SVIZZERA 5
TAIWAN 6
UCRAINA 15
UNGHERIA 4
USA 104

L’elenco soprastante non deve spaventare, ma solo permettere di identificare quali siano le zone a rischio sismico nel mondo in cui potrebbe verificarsi ciò che stiamo osservando in Giappone.

L’Italia, sta festeggiando la sua unità, ma nei fatti è ancora divisa, frammentata, indecisa su scelte importanti da prendere per il suo popolo, e invece che cercare sempre esempi esterofili, per una volta, dovrebbe essere “lei” a dare esempio di sicurezza, pulizia, senso civico, ecologia, logica etc etc.

Al prossimo aggiornamento…