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La rete si sta riempiendo di testimonianze e registrazioni di strani suoni che si scatenano all’improvviso, non si sa da cosa siano orginati, e sembrano diffondersi nell’ambiente. Boati, suoni metallici o simili a quelli delle interferenze radio. Sono rumori diffusi, senza un punto preciso di provenienza. Da dove nascono e cosa sono? Vengono dalle viscere della terra o dal cielo? Vengono chiamati “Godzilla sounds” o “suoni dell’Apocalisse”, di certo negli ultimi mesi si stanno verificando fenomeni simili in varie aree geografiche del pianeta e molti di quelli registrati sono già in rete e non resta che ascoltarne alcuni per farci un’idea. In effetti dalla rete si possono scaricare suoni di ogni genere e montarli ad hoc su qualsiasi scena di vita comune o paesaggio. I casi più eclatanti sono sempre comunque quelli con più testimoni oculari e in questo caso ovviamente, uditivi. Da Kiev al Michigan, dalla Scandinavia alla Florida, casi simili, non del tutto uguali stanno sconvolgendo un gran numero di persone, chi ci crede solo a vedere questi video, chi è stato diretto testimone. All’origine di fenomeni che possono rientrare in questa casistica, vi sono l’elettromagnetismo, lo spostamento di meridiani magnetici, spostamenti di placche, attività sismica e c’è anche chi ipotizza la presenza di UFOs, di grandi velivoli in sosta sopra le nostre teste , ma invisibili agli occhi, anche se ascoltando bene, sembrano semmai grandi astronavi che cigolano o grossi mostri che brontolano o lagnano, mah!?….l’ultimo caso è stato registrato in Costa Rica, il suono che sentirete nel video è stato avvertito in tutta la regione. I sismografi, al momento, non hanno però segnalato alcuna anomalia…tendete l’orecchio!!!

Costa Rica un telegiornale segnala il fenomeno

Taos (New Mwxico)

Dott. C. Ebinger

Dicembre 2011 – Africa: una violenta attività sismica divide il continente in due.

Le fessure hanno fatto la loro comparsa già anni fa, ma negli ultimi mesi l’attività sismica è incrementata nell’Africa Nord orientale, come se il continente si stesse separando lentamente. I ricercatori dichiarano che nella regione la lava è presente in maniera consistente e il magma è normalmente visibile sul fondale marino.

La geologa Cynthia Ebinger (foto) dell’Università di Rochester a New York, riceve una telefonata lo scorso novebre da un impiegato della compagnia mineralogica sul posto, in cui le viene comunicato che il grande vulcano Erta Ale, nel nord est dell’Etipia, stava eruttando. La Ebinger, che studia i vulcani da anni, è stata subito messa in allerta ed è volata in Africa con un gruppo di ricercatori.

“Il vulcano ribolliva; fiamme e zampilli di lava rossa sparate verso il cielo”, dichiara allo Spiegel Online appena giunta sul sito. Il primo riscontro, già assodato da anni di rilievi , è che il suolo si sta sollevando nell’Africa nord orientale e la regione si sta modificando molto velocemente. Il suolo desertico sta tremando e si sta spaccando in evidenti crepe e separandondosi nettamente in diverse zone ; le acque marine si stanno visibilmente riversando sulla terra ferma e salendo di livello. I ricercatori si dicono certi che l’Africa si stia dividendo, con una percentuale di andamento cronologico raramente registrata in geologia. La prima frattura è apparsa milioni di anni fa, risultante della divisione tra il Mar Rosso e il Golfo di Aden. La seconda frattura, si è estesa dal sud dell’Etiopia al Mozambico, conosciuta comunemente come la Grande Rift Valley, sulla quale si allineano svariati vulcani semiattivi, che, a quanto pare, si stanno risvegliando. Milioni di anni da ora e anche questa zona verrà riempita dal mare.

crepa nord

I TEMPI DEL FENOMENO

Nella depressione di Danakil, nella parte nord della Rift Valley, l’Oceano potrebbe giungere molto più velocemente. In questa zona sita a  25mt sotto il livello del mare, le colline sono l’unica barriera che potrebbe trattenere le acque del Mar Rosso. Le terre retrostanti sono già cedute di alcuni metri dai precedenti livelli registrati e i depositi di sale bianco sul suolo desertico, testimoniano la presenza del mare in passato, quando la lava pare abbia soffocato in tempo l’accesso delle acque in quelle zone. Per ora, nessuno può dire esattamente quando il mare fluirà nuovamente nel deserto, ma di sicuro quando accadrà, sarà un fenomeno repentino e veloce. “Le colline potrebbero sprofondare in pochi giorni”, dichiara Tim Wright, membro dell’Università di Leeds alla “Shool of Earth and Environment”, durante una recente conferenza tenuta a San Francisco e ospitata dalla American Geophisical Union (AGU).

Negli ultimi cinque anni la trasformazione geologica nel nord est dell’africa è “drammaticamente accelerata”, dice Wright. In effetti, il processo sta incalzando, con tempi davvero veloci, molto più di quanto in molti credevano e avevano già anticipato. Recentemente i geologi hanno misurato variazioni nell’ordine di millimetri per anno dei movimenti terrestri. “Ma ora la terra si sta aprendo nell’ordine di metri!”, dice Lorraine Field, studiosa presso la University of Bristol, moderatrice della stessa conferenza di San Francisco.

I tremori sismici della Terra causano profonde spaccature e formano fessure nel suolo desertico, per cui, zona per zona, il terreno in Africa dell’Est si sta frantumando. Alcuni ricercatori attivi nel Golfo di Tadjoura, tra il Djibouti e il Golfo di Aden, hanno registrato negli ultimi mesi uno sbarramento di scosse sismiche lungo la dorsale oceanica che corrispnde alla zona di intersecazione delle placche indiana e africana.   “I sismi stanno avvenendo sulla cresta del medio Oceano”, riporta la Ebinger.

Mappa Geologica 1 – Rift Valley e incontro placche africana e indiana

LO SLITTAMENTO DELLE PLACCHE TETTONICHE

Quando la lava sguscia fuori dalla fessure lungo le dorsali attive sottomarine, crea costantemente nuova crosta terrestre e forma delle vere e proprie catene montuose sottomarine; si solidifica al contatto con le acque e diventa parte del fondale marino.  Il magma scoppiando a fiotti verso l’alto, con una pressione tale da spingere il suolo oceanico da entrambe i lati della dorsale, fa si che si spostino le placche, causando terremoti. Nei mesi recenti, i tremori nel Golfo di Tadjoura si sono avvicinati sempre di più alla costa. La dottoressa Ebinger spiega che la divisione del fondale marino si estenderà gradualmente alle terre emerse. Questo è il caso già noto lungo le linee che attraversano il deserto etiope, dove si sono create spettacolari formazioni geologiche, visibili altrimenti solo sulla superficie del fondo oceanico.

mappa 2 – Placche e dorsali oceaniche

 

 

Il modello dei terremoti registrati, sia in mare che sulla terra, supporta inoltre la conclusione che il paesaggio desertico si stia trasformando in un profondo fondale marino, per ora, ancora all’asciutto; questo viene enunciato in un articolo del Journal of Geophisical Research, pubblicato da Zhaohui Yang e Wang-Ping Chen, due geologi della Univeristà dell’ Illinois. Gli sudiosi hanno registrato un alto numero di terremoti di grado abbastanza forte, nelle zone a fondale poco profondo del Medio Oceano, sempre nel nord est africano, simili a quelli che si verificano lungo le creste sottomarine, molto lontane in oceano aperto.

Un segno di spunta sull’aumento dell’attività vulcanica è stato riportato dai i geologi, i quali hanno riscontrato un incremento delle eruzioni vulcaniche vicino alla superficie terrestre in ben 22 località nel Triangolo di Afar, (vedi mappa 1 e 2), dove il magma ha causato crepe ampie fino a 8 metri, che hanno letteralmente divelto il terreno; questo quanto riportato da Derek Keir, ricercatore dell’Università di Leeds. Mentre generalmente il magma rimane sotto il suolo, in luoghi come Etra Ale, si è fatto strada fino a raggiungere la superficie.

UN OCEANO SENZA ACQUA

Vulcano Erta Ale

Gli scienziati hanno notato che il tipo di magma fuoriuscito nelle zone desertiche è dello stesso tipo che fuoriesce generalmente nelle regioni sottomarine. Una delle caratteristiche è la proporzione di acido silicico. Il magma che fuoriesce dal vulcano Erta Ale (foto) è della stessa composizione chimica di quello dei vulcani sottomarini. La nuova attività di combustione nel vulcano è ricominciata nel 2005, quando improvvisamente si è formata una fessura lunga 60 km, lungo la depressione di Afar. Da quel momento si sono formati 3,5 kilometri cubi di magma, tanto da ricoprire l’intera area di Londra ad altezza d’uomo. “Da un punto di vista geologico, la velocità con cui il magma sta spingendo è stupefacente. Si sta facendo strada creando canali attraverso la roccia nel sottosuolo ad una velocità di 30 metri al minuto!!!” (Eric Jaques, Institute of Earth Physics of Paris). Le misurazioni satellitari attestano le conseguenze:  200 km di strappo da cui il magma fuoriesce, creando come una superficie di asfalto fumante. Il magma si sta spingendo anche sotto il vulcano di Dabbahu nel Nord dell’Etiopia.

IN CONTINUA ESPANSIONE…..to be continued

Spaccatura Nord Etiopia

Due anni fa or sono, era Novembre e a Genova si teneva il Festival della Scienza. Oramai i media pullulavano di speculazioni su una supposta “fine del mondo” prevedibile per il 2012. Le ipotesi più variegate si sono susseguite, libri di autori che in realtà sono presentatori televisivi, da Roberto Giacobbo di “Voyager”  ad Alessandro Cecchi Paone, per non citare persone ben più degne di nota scientifica e professionale o altri fantasticatori che hanno avuto modo di pubblicare facilmente, dato l’argomento di interesse pubblico. Ma quali sono i fondamenti su cui questi autori si stanno basando, quali sono  le fonti storiche e scientifiche su cui poter speculare e su cui invece poter divulgare informazioni plausibili, magari più meritevoli di riflessione?

In questa categoria vorrei proporre approfondimenti di ordine storico e scientifico, per quanto nelle mie possibilità. Analizzerò tutto ciò che ho raccolto attraverso la rete, con mente scettica ed aperta allo stesso tempo, senza però lasciarmi fuorviare. I miei acerbi studi di archeologia e  le mie basi di astronomia, faranno da ammortizzatori ad un punto di vista che denota la mia indole sognatrice, e le scoperte scientifiche di cui potrò disporre, faranno da perno e da confronto ad ogni riflessione.

Mi avvarrò della collaborazione di archeologi, scienziati, giornalisti e storici per poter proporre un’informazione il più completa possibile.

Oggi i segni di uno sconvolgimento planetario non sono imminenti, ma si possono vedere sugli schermi, ad ogni edizione di telegiornale. Quel novembre 2009 mi recai insieme al mio collaboratore, il giornalista e scrittore storico, Roberto Roggero, all’Osservatorio del Righi, ai piedi del Forte Sperone, uno dei sette forti sulle colline sopra la città di Genova. I telescopi dell’osservatorio erano di libero accesso al pubblico variegato, tra bambini e anziani e giovani assetati di conoscenza. La visione di Andromeda, di Giove, che brillava fulgido nei cieli già da tutta l’estate, è stata un’esperienza da togliere il fiato. L’incontro si è chiuso con una presentazione tenuta dal noto astronomo e responsabile dell’osservatorio, Walter Riva, che raccontava attraverso proiezioni di immagini,  come le macchie solari fossero state parte della ricerca del grande Galileo Galilei, che per primo aveva osservato. Le domande erano aperte e si è venuto a creare un bel dibattito tra pubblico ed esperti. Verso la fine della serata, purtroppo, si è aperto il curioso discorso sulla possibile “fine del mondo”, ed io non mi sono lasciata scappare l’occasione: “Ne vediamo di tutti i colori dalla rete ai programmi tv, da Nibiru, a grandi asteroidi in collisione con la terra, allineamenti di pianeti, e il sole che potrebbe abbrustolirci da un momento all’altro…mi scusi, secondo lei, quale di queste tante ipotesi è la più veritiera, quale è appoggiata da studi scientifici verificabili???”

Punto per punto, abbiamo dissezionato insieme le domande tra vero e falso.

  • Nibiru, e le foto che girano in rete sono assolutamente dei falsi; se esistesse un pianeta di tali dimensioni, dopo svariate ed accurate spedizioni spaziali, osservazioni con telescopi ad alta definizione in orbita ad anni luce attorno al sistema solare…beh, se ci fosse, si sarebbe visto o quanto meno, si sarebbero osservate anomalie a livello gravitazionale, che non ci sono state e non ci sono.
  • L’asteroide Aphosis 2004 MN4? Anche riguardo a questo è tutto esagerato, vi sono più possibilità di vincere al super.enalotto che questo asteroide si possa schiantare o anche solo sfiorare l’orbita terrestre. L’allarme del suo impatto nel 2009, tra l’altro, è stato breve ed è rientrato già da due anni. L’asteroide rimane sotto osservazione costante, identificato come di Livello 1, e se ne riparlerà tra qualche anno, perchè nel 2036 potrebbe riavvicinarsi alla terra.
  • I Maya?  Beh questo popolo, come altri nell’antichiìta (vedi i Sumeri), erano dei geni del calcolo astronomico, seguivano con una perfezione inpressionate le orbite di Venere, Luna e Sole, conoscevano la precessione degli equinozi e avevano un calendario che poteva essere utilizzato per circa 26mila anni….si, fino al 2012…si, il loro calendario finisce con il coincidere del solstizio di inverno del 2012. Questo però, non ci da prova di una fine del tempo, del pianeta, dell’umanità. Non vi sono prove epigrafiche, che possano indicarci con precisione una “fine”. Finisce un calendario che per quanto ne sappiamo noi, essendo ad andamento circolare, potrebbe rappresentare solo dei cicli, e per questo essere riutilizzato, ripartendo dall’inizio. Chiude solo un ciclo astronomico.

I maya però si possono ricollegare all’attività solare.

Infatti conoscevano molto bene i cicli di inattività e attività, delle eruzioni solari. Il pianeta terra è da sempre soggetto ai così detti “flair” solari, ossia delle eruzioni talmente forti, da irradiarsi potentemente addosso ai pianeti vicini, colpendone e mettendo a dura prova il loro campo elettromagnetico. In passato vi sono già stati casi di tempeste solari, ma gli effetti sono stati poco visibili agli occhi dell’umanità, se non sotto forma di black out estesi a vaste zone del pianeta (1965 Canada e Stati uniti: 30milioni di persone rimaste al buio). Oggi non potremmo fare a meno dei dispositivi elettronici, le comunicazioni salterebbero, tutto si fermerebbe, senza elettricità. Bisogna dire però che questa è l’ipotesi più accreditabile tra tutte. Il sole ha un ritmo “sonno-veglia” di 11 anni, cicli in cui l’attività magnetica, ossia il motore della nostra stella, cambia a seconda delle eruzioni e delle macchie solari osservabili. L’iperbole di attività solare che avviene durante questi 11 anni, ha un suo picco durante il quale vi sono brillamenti ed espulsione di massa coronale, con il conseguente aumento delle aurore boreali visibili da noi terrestri,m normalmente nelle zone artiche. Bisogna dire quindi, che in effetti, il 2012 potrebbe proprio coincidere con quel picco di attività, di cui l’aumento sarà già riscontrabile nel 2011……

Nel prossimo approfondimento, tratterò dei comunicati NASA che si son susseguiti riguardo alle tempeste solari che pare, in maniera leggera, si stanno già riversando sul nostro pianeta, indebolendone il già malconcio, campo magnetico naturale.