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Dott. C. Ebinger

Dicembre 2011 – Africa: una violenta attività sismica divide il continente in due.

Le fessure hanno fatto la loro comparsa già anni fa, ma negli ultimi mesi l’attività sismica è incrementata nell’Africa Nord orientale, come se il continente si stesse separando lentamente. I ricercatori dichiarano che nella regione la lava è presente in maniera consistente e il magma è normalmente visibile sul fondale marino.

La geologa Cynthia Ebinger (foto) dell’Università di Rochester a New York, riceve una telefonata lo scorso novebre da un impiegato della compagnia mineralogica sul posto, in cui le viene comunicato che il grande vulcano Erta Ale, nel nord est dell’Etipia, stava eruttando. La Ebinger, che studia i vulcani da anni, è stata subito messa in allerta ed è volata in Africa con un gruppo di ricercatori.

“Il vulcano ribolliva; fiamme e zampilli di lava rossa sparate verso il cielo”, dichiara allo Spiegel Online appena giunta sul sito. Il primo riscontro, già assodato da anni di rilievi , è che il suolo si sta sollevando nell’Africa nord orientale e la regione si sta modificando molto velocemente. Il suolo desertico sta tremando e si sta spaccando in evidenti crepe e separandondosi nettamente in diverse zone ; le acque marine si stanno visibilmente riversando sulla terra ferma e salendo di livello. I ricercatori si dicono certi che l’Africa si stia dividendo, con una percentuale di andamento cronologico raramente registrata in geologia. La prima frattura è apparsa milioni di anni fa, risultante della divisione tra il Mar Rosso e il Golfo di Aden. La seconda frattura, si è estesa dal sud dell’Etiopia al Mozambico, conosciuta comunemente come la Grande Rift Valley, sulla quale si allineano svariati vulcani semiattivi, che, a quanto pare, si stanno risvegliando. Milioni di anni da ora e anche questa zona verrà riempita dal mare.

crepa nord

I TEMPI DEL FENOMENO

Nella depressione di Danakil, nella parte nord della Rift Valley, l’Oceano potrebbe giungere molto più velocemente. In questa zona sita a  25mt sotto il livello del mare, le colline sono l’unica barriera che potrebbe trattenere le acque del Mar Rosso. Le terre retrostanti sono già cedute di alcuni metri dai precedenti livelli registrati e i depositi di sale bianco sul suolo desertico, testimoniano la presenza del mare in passato, quando la lava pare abbia soffocato in tempo l’accesso delle acque in quelle zone. Per ora, nessuno può dire esattamente quando il mare fluirà nuovamente nel deserto, ma di sicuro quando accadrà, sarà un fenomeno repentino e veloce. “Le colline potrebbero sprofondare in pochi giorni”, dichiara Tim Wright, membro dell’Università di Leeds alla “Shool of Earth and Environment”, durante una recente conferenza tenuta a San Francisco e ospitata dalla American Geophisical Union (AGU).

Negli ultimi cinque anni la trasformazione geologica nel nord est dell’africa è “drammaticamente accelerata”, dice Wright. In effetti, il processo sta incalzando, con tempi davvero veloci, molto più di quanto in molti credevano e avevano già anticipato. Recentemente i geologi hanno misurato variazioni nell’ordine di millimetri per anno dei movimenti terrestri. “Ma ora la terra si sta aprendo nell’ordine di metri!”, dice Lorraine Field, studiosa presso la University of Bristol, moderatrice della stessa conferenza di San Francisco.

I tremori sismici della Terra causano profonde spaccature e formano fessure nel suolo desertico, per cui, zona per zona, il terreno in Africa dell’Est si sta frantumando. Alcuni ricercatori attivi nel Golfo di Tadjoura, tra il Djibouti e il Golfo di Aden, hanno registrato negli ultimi mesi uno sbarramento di scosse sismiche lungo la dorsale oceanica che corrispnde alla zona di intersecazione delle placche indiana e africana.   “I sismi stanno avvenendo sulla cresta del medio Oceano”, riporta la Ebinger.

Mappa Geologica 1 – Rift Valley e incontro placche africana e indiana

LO SLITTAMENTO DELLE PLACCHE TETTONICHE

Quando la lava sguscia fuori dalla fessure lungo le dorsali attive sottomarine, crea costantemente nuova crosta terrestre e forma delle vere e proprie catene montuose sottomarine; si solidifica al contatto con le acque e diventa parte del fondale marino.  Il magma scoppiando a fiotti verso l’alto, con una pressione tale da spingere il suolo oceanico da entrambe i lati della dorsale, fa si che si spostino le placche, causando terremoti. Nei mesi recenti, i tremori nel Golfo di Tadjoura si sono avvicinati sempre di più alla costa. La dottoressa Ebinger spiega che la divisione del fondale marino si estenderà gradualmente alle terre emerse. Questo è il caso già noto lungo le linee che attraversano il deserto etiope, dove si sono create spettacolari formazioni geologiche, visibili altrimenti solo sulla superficie del fondo oceanico.

mappa 2 – Placche e dorsali oceaniche

 

 

Il modello dei terremoti registrati, sia in mare che sulla terra, supporta inoltre la conclusione che il paesaggio desertico si stia trasformando in un profondo fondale marino, per ora, ancora all’asciutto; questo viene enunciato in un articolo del Journal of Geophisical Research, pubblicato da Zhaohui Yang e Wang-Ping Chen, due geologi della Univeristà dell’ Illinois. Gli sudiosi hanno registrato un alto numero di terremoti di grado abbastanza forte, nelle zone a fondale poco profondo del Medio Oceano, sempre nel nord est africano, simili a quelli che si verificano lungo le creste sottomarine, molto lontane in oceano aperto.

Un segno di spunta sull’aumento dell’attività vulcanica è stato riportato dai i geologi, i quali hanno riscontrato un incremento delle eruzioni vulcaniche vicino alla superficie terrestre in ben 22 località nel Triangolo di Afar, (vedi mappa 1 e 2), dove il magma ha causato crepe ampie fino a 8 metri, che hanno letteralmente divelto il terreno; questo quanto riportato da Derek Keir, ricercatore dell’Università di Leeds. Mentre generalmente il magma rimane sotto il suolo, in luoghi come Etra Ale, si è fatto strada fino a raggiungere la superficie.

UN OCEANO SENZA ACQUA

Vulcano Erta Ale

Gli scienziati hanno notato che il tipo di magma fuoriuscito nelle zone desertiche è dello stesso tipo che fuoriesce generalmente nelle regioni sottomarine. Una delle caratteristiche è la proporzione di acido silicico. Il magma che fuoriesce dal vulcano Erta Ale (foto) è della stessa composizione chimica di quello dei vulcani sottomarini. La nuova attività di combustione nel vulcano è ricominciata nel 2005, quando improvvisamente si è formata una fessura lunga 60 km, lungo la depressione di Afar. Da quel momento si sono formati 3,5 kilometri cubi di magma, tanto da ricoprire l’intera area di Londra ad altezza d’uomo. “Da un punto di vista geologico, la velocità con cui il magma sta spingendo è stupefacente. Si sta facendo strada creando canali attraverso la roccia nel sottosuolo ad una velocità di 30 metri al minuto!!!” (Eric Jaques, Institute of Earth Physics of Paris). Le misurazioni satellitari attestano le conseguenze:  200 km di strappo da cui il magma fuoriesce, creando come una superficie di asfalto fumante. Il magma si sta spingendo anche sotto il vulcano di Dabbahu nel Nord dell’Etiopia.

IN CONTINUA ESPANSIONE…..to be continued

Spaccatura Nord Etiopia

Il “sinkhole”

USA – Risale al 30 Settembre 2011 la notizia di una voragine apparsa improvvisamente in un campo della contea di Beckham, nell’ Oklahoma dell’ovest. Gli abitanti della contea e lo stesso proprietario del terreno, Jack Damron, dichiarano che il cosìdetto “sinkhole” è apparso dalla sera al mattino; un buco nel terreno, di diametro circolare di circa 14mt e profondo altrettanti 14mt; chi abita nelle vicinanze dice che se ci fosse stata  sopra una casa, sarebbe stata inghiottita da quanto la voragine è grande. Il fenomeno pare sia connesso con il terremoto che ha colpito la zona solo due settimane prima, ma gli esperti sono scettici nel mettere i due eventi in relazione. Tra l’altro pare che la voragine stia crescendo giorno dopo giorno e sostando ai bordi anche solo per mezz’ora, si può notare il continuo movimento del materiale terroso sul fondo.

Il Sig. Damron, che cura il terreno da oltre 20 anni, sa bene che vi sono molte dicerie sul terreno piatto dell’Oklahoma ancora in formazione e che il buco va lasciato stabilizzare con naturalezza , non essendo il primo caso che vede coi suoi occhi. “Non sappiamo quanto possa sprofondare ancora, dobbiamo lasciarlo fare”. Damron ammette che non aveva mai visto formarsi voragini così profonde nel solo periodo di una notte. Lo scenario è abbastanza inquietante, soprattutto per chi tutti i giorni lavora su quel suolo, guidando trattori e macchine pesanti, sperando sempre che il terreno non collassi sotto di lui. “Avrebbe ingoiato il trattore!!”, dice Damron.

Il fenomeno dei “Sinkhole” ( anche chiamati: dolina, camino di collasso, sprofondamento, limesink, cenotes, pozzo carsico, loess karst, voragine), è abbastanza comune in questa parte ovest dello stato, ma di queste dimensioni e così repentini, non si sono mai registrati.

I geologi della Oklahoma Geological Survey, dichiarano che le cause potrebbero essere molteplici, tra cui strati di sale o roccia ancora in una fase di costituzione o che si stanno dissolvendo, o anche la siccità; tutti fattori plausibili che rendono il terreno così instabile. Inoltre le antiche miniere di carbone a monte sono ancora dei bacini di riempimento di acque piovane, che defluendo è in grado di smuovere gli strati di terra, facendola collassare. Ma sono ancoro solo ipotesi, che però non fanno luce su un fenomeno che si sta presentando sempre più spesso, lasciando sbigottiti e spaventati i residenti e non solo…..