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Coronal Holes Today

In seguito al CME (Coronal Mass Ejection) del 9 e 10 Novembre e al flare M 7.1 di ieri, NOAASpaceweather avvertono che ci sarà una forte onda d’urto sul versante Terra. Due grandi nubi di plasma solare si dirigono in queste ore verso la Terra,  che si fonderanno in un unica nube. L’impatto con il campo magnetico del nostro pianeta è previsto per domani, 12 Nov. 2012.

L’allerta del NOAA stima un 55% di possibilità di tempeste geomagnetiche nelle prossime 24/48 ore. Possibili venti solari che provocheranno aurore boreali anche a basse latitudini e possibili interferenze radio.

Askap (Australian Square Kilometre Array Pathfinder), il radiotelescopio nuovo di zecca del Csiro (Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation), potrebbe essere utile nella ricerca di 700mila nuove galassie.  Sviluppo e costruzione di Askap sono avvenuti in collaborazione con scienziati ed ingegneri dei Paesi Bassi, Canada e USA, ed anche con i colleghi delle univerità australiane e delle industrie cinesi. Queste le predizioni che fanno del Askap, lo strumento prediletto da un gruppo di ricercatori australiani della University of Western Australia, che nel loro studio pubblicato anche sul Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, pare abbiamo combinato simulazioni al computer specifiche per fare appunto del nuovo telescopio uno strumento di notevoli capacità. Il complesso Askap è composto da 36 antenne di identiche dimensioni, ognuna di 12 metri di diamentro, che operano in contemporanea come un unico strumento. La nuova tecnologia incorporata per la ricezione, ITC system, renderà Askap uno dei radiotelescopi di ultima generazione, forse il migliore fin’ora in funzione, per fornire risposte fondamentali e più precise sul nostro Universo, diventando il più grande e sensibile strumento a livello globale.

L’Askap e’ un telescopio altamete capace. Riuscira’ a vedere piu’ galassie, piu’ lontano e con piu’ dettagli di quantoabbia mai fatto nessun telescopio al mondo”, spiega Alan Duffy, fra gli autori dello studio. Il radiotelescopio passerà al setaccio le parti meridionali dei cieli già nel 2013, con due survey, Wallaby e Dingo, ad esaminare le concentrazioni di idrogeno che alimenta le stelle nelle galassie, e il modo in cui queste sono cambiate in 4milioni di anni. Uno studio che permetterà di comprendere come la nostra galassia, la Via Lattea, sia cresciuta. ”Prevediamo che WALLABY riesca a trovare 600 mila nuove galassie e DINGO altre 100 mila, guardando oltre miliardi di miliardi di anni luce di spazio”, ha concluso sempre Duffy, ricercatore alla University of Western Australia, che un nodo logistico del International Centre for Radio Astronomy Research.  Nei link sottostanti si possono apprezzare le prime immagini trasmesse dalle webcam nel sito di installazione del radiotelescopio.

http://www.meteoweb.eu/2012/11/spazio-nuovo-telescopio-australiano-riuscira-a-scoprire-oltre-700-000-nuove-galassie/162744/

http://www.repubblica.it/ultimora/24ore/telescopio-australiano-trovera-oltre-700-mila-galassie/news-dettaglio/4254111

ISS

ISS – La International Space Station, è visibile ad ogni suo passaggio anche ad occhio nudo, basta osservare il cielo più spesso e non credere che sia un UFO…anche se molti sono spesso incappati nell’inganno, senza sapere che esistesse la stazione spaziale. La ISS sta in orbita attorno alla Terra viaggiando a circa 400 km/h, percorrendo in una sola ora quelli che corrispondono a oltre 27mila km di suolo terrestre. L’oggetto è visibile nei cieli perchè illuminato dal sole che rifrange la luce sui grandi pannelli e soprattutto perchè è molto grande, quasi come un campo di calcio.

Su molti siti, di cui riporto i link a fondo pagina,  si possono trovare le tabelle orarie per poterla osservare da terra ad ogni suo passaggio, a seconda della zona, tabelle che forniscono i punti cardinali di dove sorge e tramonta; la sua traiettoria luminescente si potrà  vedere per alcuni minuti.

A facilitare questa osservazione  per molti appassionati astrofili, sarà proprio la NASA ad avvisare ogni volta con un messaggio. Il servizio attivato di recente dall’ente si chiama appunto “Spot the station”, che l’agenzia spaziale americana ha messo a disposizione dei cittadini. Con una semplice iscrizione sul sito http://spotthestation.nasa.gov/ , indicando la propria email e il luogo da cui si osserva, il paese e la città. Per l’Italia, non sono presenti tutte le provincie nell’elenco, ma si potrà scegliere la località più vicina. Effettuata la registrazione, si attenderà quindi che il sistema ci avvisi, con quache ora di anticipo, sul prossimo passaggio della ISS. Per ora il servizio di avviso con sms è attivo solo per gli operatori statunitensi.

Il prossimo passaggio sopra l’Italia è per l’11 Novembre alle 5:46 am ca.

Quindi mi raccomando, tutti col naso al’insù…

TABELLE ORARIE DI OSSERVAZIONE  

Anche su questo sito si può selezionare la propria località e avere le tabelle orarie dettagliate del passaggio..come ho fatto io per Genova.

Fonti: http://www.blitzquotidiano.it

Lo studio pubblicato su Science porta nuovamente una firma italiana, quella di Marco Ajello con la sua ricerca sulla luce di fondo dello spazio profondo.
Ed è proprio il telescopio Fermi a cogliere la misura del tasso di sopravvivenza dei fotoni gamma che vengono prodotti dalle galassie più remote e quindi ad individuare la radiazione generata dalle antiche stelle.
I fotoni gamma di alta energia detengono un grado altissimo di penetrazione, per cui non possono essere riflessi poichè attraverserebbero ogni tipo di specchio. Solo una cosa riesce a fermarli, altri fotoni di un energia tale, che il loro incontro/scontro possa produrre altra energia pari al doppio del quadrato della massa di un elettrone…(phew…che difficile!)
In questo solo ed unico caso, distruggendosi a vicenda, si crea una coppia di particella-antiparticella, un elettrone e un positrone, trasformando quindi l’energia dei fotoni nella massa della coppia stessa di particelle. L’energia totale viene conservata sia prima che dopo questa trasformazione, chiamata appunto “assorbimento fotone-fotone”, ma questo effetto diminuisce il numero di fotoni gamma che i nostri strumenti possono percepire. A seconda della distanza questo assorbimento varia e le sorgenti più distanti saranno quelle che mostrano un assorbimento più importante. Secondo le leggi della fisica, il telescopio Fermi rivela i fotoni gamma che vengono distrutti da incontri con fotoni ottici e ultravioletti. Questo metodo permette di stimare indicativamente in maniera indiretta, la densità di fotoni ottici e ultravioletti, quelli che si sono creati grazie alle stelle attraverso diverse generazioni, dall’inizio dell’Universo, ancora difficilmente misurabile dalla scienza. Misurare l’effetto in raggi gamma non è certo semplice, nè può rivelarci, attraverso il cosìdetto “smangiamento dello spettro”,  ogni singolo astro.
Ma, il telescopio che porta il nome di un noto fisico e premio Nobel italiano, pare abbia già rivelato più di 1000 sorgenti extragalattiche, 150 galassie attive, ma a distanze cosmiche diverse, utili appunto per effettuare i test.
Marco Ajello, che pubblica oggi su Sciense Express, è un giovane ricercatore, laureato ben due volte in Italia, con alle spalle già un dottorato in Germania e che attualmente lavora negli USA  tra le università di Standford e Berkley.
Il suo lavoro di ricerca basato sul “impilamento” degli spettri ha funzionato, rivelando, appunto, che gli oggetti più vicini mostrano un assorbimento decisamente più modesto, rispetto agli oggetti più lontani con un assorbimento molto maggiore. Uno dei risultati più interessanti della ricerca, è che la densità di fotoni “killer” rilevata risulta essere intorno ai valori minimi ipotizzati fino ad ora e può essere utile per iniziare a porre dei limiti numerici alle stelle che si sono formate all’inizio dell’Universo, quelle che ancora i nostri strumenti non riescono a rivelare in maniera diretta, per cui per ora dovremmo accontentarci con orgoglio di avere un immagine  in negativo. E direi che non è poco!!  GUARDA IL VIDEO
M.C.L.

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Fonti:

http://www.media.inaf.it

http://www.free-italia.net/

Fonte: http://www.media.inaf.it

Da circa due anni gli scienziati di Esa-Nasa-Asi studiano il pianeta attraverso la sonda Cassini, il vero gioiello che ha riservato loro l’onore di scoprire una zona dell’emisfero nord, sulla quale imperversa una vera e propria tempesta al livello dell’alta atmosfera. La scoperta di questo fenomeno è stata condivisa e osservata  non solo dalla sonda Cassini, ma anche da alcuni dei migliori osservatori astronomici della Terra come il Very Large Teloscope dell’ESO in Cile e l’Infrared Telescope Facility della Nasa, situato in cima al vulcano Manua Kea alle Hawaii.

La prima osservazione ha inizio nell’inverno boreale terrestre del 2010, per esattezza il 5 Dicembre, quando su Saturno, dove un anno equivale a 30 dei nostri e le stagioni si susseguono a ritmi molto più lenti, era ancora primavera.
Il periodo in cui gli scienziati attedevano possibili tempeste era previsto per il 2017, quando avviene il solstizio saturnino, e invece, proprio quel giorno di due anni fa, gli studiosi si sono soffermati accorgendosi che sull’emisfero nord si stava scatenando una grandiosa burrasca, battezzata appunto “la grande tempesta di primavera”  o “la grande tempesta del nord”,  un fenomeno titanico in cui si sono formati vortici di  dimensioni che, all’apice dell’ intensità, hanno superato quelle della grande macchia rossa di Giove. Vortici al cui interno si producono fulmini diecimila volte più potenti di quelli terrestri e si creano forze elettromagnetiche estreme. Secondo le previsioni la tempesta si sarebbe dovuta placare gradualmente attorno al 2013, diminuendo di intensità, ma i nuovi dati raccolti smentiscono ogni calcolo precedente.

Leigh Fletcher, dell’Università di Oxford, si dichiara allibito: «È qualcosa che non s’era mai visto prima. Mai, in nessun pianeta del Sistema solare». Il fenomeno ha lasciato il team con gli occhi incollati su Saturno, studiando le conseguenze che l’evento crea nell’alta atmosfera, effetti che fanno nascere ancora molti interrogativi. Il passo sucessivo della ricerca, richiede una vista ad infrarossi, di cui solamente l’occhio  o “strumento Cirs” della sonda Cassini è dotato, col quale si potrà ottenere uno spettro accurato delle temperature raggiunte all’interno della tempesta, e attraverso il quale, soprattutto, si potrà finalmete  esaminare la composizione chimica del pianeta.

I risultati ottenuti dal Cirs hanno appunto dell’incredibile, le risposte hanno lasciato la comunità scientifica a bocca aperta per i parametri riscontrati. Le pervisioni non corrispondono ai dati raccolti dallo spettrometro a infrarossi, poichè i picchi reali di temperatura raggiunta dal vortice sono al meno di 83 gradi maggiori rispetto ai calcoli e rispetto alla vicina atmosfera ai margini del fenomeno. Inoltre sono state riscontrate altissime concentrazioni di etilene e acetilene, che rimangono isolate dall’ambiente circostante da barriere create da costanti venti circolatori in senso orario, con enormi differenze chimico-fisiche tra l’interno del fenomeno e il resto della atmosfera.

«Il  picco di temperatura è così estremo da non crederci, soprattutto in questa regione dell’atmosfera di Saturno, che è tipicamente molto stabile», dichiara Brigette Hesman, della University of Maryland. «Per avere sulla Terra un’escursione termica analoga, dovremmo passare dal pieno inverno di Fairbanks, in Alaska, alla piena estate del deserto del Mojave».

L’etilene, inoltre, è disponibile sulla Terra sia da fonti artificiali che naturali, è un gas inodore e incolore, ma è assolutamente anomalo per Saturno.  La stranezza che sta tenendo in allerta gli scienziati è  proprio la quantità di questo gas all’interno del mega vortice,  che risulterebbe superiore alle 100 unità ritenute possibili per il pianeta.

Quale possa essere l’orgine e la causa di tutto questo è ciò che il team di studiosi ancora si sta chiedendo, ma di sicuro hanno escluso la possibilità che il gas provenga da un riserva presente negli strati più bassi dell’atmosfera di Saturno.

«Mai prima d’ora ci eravamo imbattuti nell’etilene su Saturno, dunque è stata una vera sorpresa», questa l’ammissione del responsabile dello strumento CIRS, Michael Flasar, del Goddard Space Flight Center della NASA.

Il grande lavoro degli scienziati è solo all’inizio. I primi dati raccolti hanno già fatto scalpore nell’ambiente accademico e le notizie si sono divulgate con articoli pubblicati sul sito e nota rivista scientifica Icarus (vedi fonti) e il 20 Novembre 2012 ne uscirà un altro su ApJ – the Astronomical Journal (vedi link).

I grandi uomini  e donne che sono al lavoro e a capo del team di ricerca sono già in fibrillazione in vista del periodo di apice della tempesta previsto per il 2017, quando la sonda Cassini, sarà l’occhio puntato sul fenomeno, “lo strumento giusto al posto giusto nel momento giusto”, in viaggio sulla atmosfera del pianeta con gli anelli, il più affascinate del nostro sistema solare. La sonda Cassini, che proprio quest’anno compie 15 anni dal lancio, ci regalerà risposte nuove sullo splendido interrogativo che è il nostro Universo.

di Micaela Luna Celani

Fonti: http://www.media.inaf.it/2012/10/26/tempesta-saturno-cassini/

Link:

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0019103512003430

http://iopscience.iop.org/0004-637X

Occhi lucenti, un tempo dalla morte spenti

presente, futuro

luccica l’oscuro

il mio cuore lamenta,

logorio, note di tormenta

canta stagioni, ere, momenti

imperscrutabili, latenti

Alcuna speranza , solo sapienza

sete di poter volare

attingere a fonti, da cui mai si potrà bere.

Occhi lucenti

un tempo

dalla morte spenti

fin dove osate scrutare?

Forse dove luce e realtà, mai potran regnare?

Ribollente vita

veramente, gelida, dovrai morire?

Occhi profondi

con calma attendete,

assaporar con l’alma

luce di mille mondi

potrete….