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Vediamo come enti scientifici e di rispetto come la NASA e il NOAA possano convincere chi ancora si definisce “scettico” rispetto all’attuale stato climatico del nostro pianeta, con alcuni dati verificati e attendibili.

Questo grafico, basato sul confronto di campioni atmosferici contenuti nei nuclei di ghiaccio e su misurazioni più recenti, fornisce prove di come la CO2 atmosferica sia aumentata dalla Rivoluzione Industriale ad oggi. (Dati del nucleo glaciale di Vostok / J. Petri et al., NOAA Mauna Loa record di CO2.)

Le prove: come sappiamo che il cambiamento climatico è reale?

Il clima della Terra è cambiato molte volte durante la storia. Si pensi che negli ultimi 650.000 anni ci sono stati sette cicli di avanzamento e di ritiro glaciale, con la brusca fine dell’ultima era glaciale circa 7.000 anni fa, che segnò l’inizio dell’era moderna del clima e della civiltà umana. La maggior parte di questi cambiamenti climatici sono attribuibili a piccole variazioni nell’orbita terrestre che modificano la quantità di energia solare che il nostro pianeta riceve.

L’attuale trend di surriscaldamento assume però un significato particolare, in quanto al 95% è il risultato della attività umana, sin dalla metà del 20° secolo, e procede ad un ritmo esponenziale senza precedenti ormai da decenni.

I satelliti che orbitano attorno alla Terra e altre tecnologie avanzate, hanno permesso agli scienziati di avere una visione di insieme sempre più precisa, raccogliendo un’ampia varietà di informazioni sul nostro pianeta e sul suo clima in scala globale. Questo insieme di dati raccolti durante molti anni, rivela i segnali di un inconfondibile cambiamento climatico.

E’ stato ampiamente dimostrato, già nella metà del 19° secolo, come l’anidride carbonica abbia la tendenza naturale di intrappolare il calore e gli altri gas, la cui capacità è quella di influenzare e attutire il trasferimento dei raggi infrarossi attraverso l’atmosfera, rendendo questa scoperta la base scientifica di molti strumenti utilizzati dalla NASA. Di conseguenza, non c’è dubbio che l’aumento dei livelli di gas serra provochi un riscaldamento della Terra.

I nuclei di ghiaccio analizzati provenienti dalla Groenlandia, dall’Antartide e dai ghiacciai delle montagne tropicali, mostrano che il clima della Terra risponde ai cambiamenti attraverso livelli di gas serra, trovati in varie concentrazioni nei campioni dei carotaggi. Antiche prove di queste variazioni sono state trovate anche negli anelli degli alberi (dendrologia), nei sedimenti degli oceani, nelle barriere coralline e negli strati di sedimenti rocciosi. Questa prova, antica o del paleoclima, rivela che il riscaldamento attuale sta avvenendo circa dieci volte più velocemente rispetto al tasso medio di recupero che avvenne nei periodi successivi alle grandi Ere Glaciali.

LA PROVA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO E’ CONVINCENTE, PERCHE’

  • La temperatura globale aumenta: la temperatura media della superficie del pianeta è aumentata di circa 2,0 gradi Fahrenheit (1,1 gradi Celsius) dalla fine del XIX secolo, un cambiamento che è stato determinato in gran parte dall’aumento dell’anidride carbonica e da altre emissioni prodotte dall’uomo nell’atmosfera. L’ impennata del riscaldamento si è verificato solamente negli ultimi 35 Anni, con il 2016 e 2017 come anni più caldi registrati dal 2001. Non solo è stato il 2016 l’anno di caldo record, ma otto dei dodici mesi che compongono l’anno – da gennaio a settembre, ad eccezione di giugno – sono stati i più caldi nei record per i singoli mesi.

  • Gli Oceani si stanno riscaldando: gli oceani hanno assorbito gran parte di questo aumento di calore, i primi 700 metri dalla superficie dell’oceano presentano un aumento si 0.302 gradi Fahrenheit dal 1969. **Secondo uno studio dell’International Union for Conservation of Nature (Iucn), probabilmente si registrerà un aumento nella temperatura media globale degli oceani di 1-4 gradi centigradi entro il 2100. Il riscaldamento più intenso a livello globale si sta verificando nell’emisfero meridionale, con l’accumulo di un forte calore nelle regioni alle medie latitudini dell’oceano Indiano e Pacifico.

  • Contrazione degli strati di ghiaccio: gli strati di ghiaccio della Groenlandia e dell’Antartide sono diminuiti in massa. Dati provenienti dal progetto della NASA Gravity Recovery and Climate Experiment dimostrano come la Groenlandia abbia perso da 150 a 250 kilometri cubi di ghiaccio all’anno, tra il 2002 e il 2006, mentre l’Antartide ne abbia persi circa 125 km3, tra il 2002 e il 2005.

  • Ritiro dei ghiacciai: i ghiacciai si stanno ritirando praticamente ovunque sul Pianeta Terra, questo processa non sta escludendo le Alpi (Europa), la catena dell’Himalaya (Asia), delle Ande (America Latina), le Rocky Mountains (USA), i ghiacciai in Alaska e in Africa.

  • Il livello dei mari si alza: globalmente il livello del mare si è innalzato mediamente di 20/40 cm nel corso degli ultimi 100 anni. Il tasso di innalzamento durante l’ultimo ventennio, tuttavia, è raddoppiato, *arrivando ad 1mt in molte zone del pianeta e sommergendo intere isole nel Pacifico, di cui alcune abitate; questo fenomeno ha causato un’immigrazione di massa verso le città sulla terra ferma, generando i primi “migranti del cambiamento climatico” del nostro secolo. Fenomeno che ha causato inoltre migliaia di morti in zone come le Filippine o il Bangladesh, dove, purtroppo, molti bambini e anziani sono affogati.

  • Eventi estremi: il numero di eventi che hanno presentato alte temperature negli Stati Uniti è in aumento, mentre il numero di eventi record con basse temperature è diminuito, dal 1950; assistendo inoltre ad un numero crescente di pioggie intense e conseguenti alluvioni. *Nel resto del mondo si evidenziano monsoni con intensità decisamente aumentata e durata estesa a giorni di pioggia incessante e venti oltre i 100km/h. Uragani e tornado aumentati in numero e intensità anche in zone come l’Europa, dove non sono fenomeni comuni. Dove non sono aumentate le pioggie, vediamo l’altra faccia della medaglia, ossia la siccità che sta sconvolgendo a livello mondiale le aree adibita alla agricoltura intensiva, portando alla perdita o al ritardo dei raccolti, spesso rovinati o ridotti nel rendimento.

  • Acidificazione degli Oceani: fin dall’inizio della Rivoluzione Industriale, l’acidità delle acque di superficie degli Oceani è aumentata del 30%. Questo aumento è il chiaro risultato proporzionale alle maggiori emissioni dell’umanità di Co2 attraverso la combustione degli idrocarburi nell’atmosfera, che sono assorbite dagli Oceani. L’ammontare di questo assorbimento degli strati superiori dei mari sta aumentando di circa 2 miliardi di tonnellate all’anno.

In questa parte abbiamo analizzato le Prove, in un prossimo articolo approfondiremo le Cause, gli Effetti e le possibili Soluzioni.

Grazie

M.C.

Fonti: https://climate.nasa.gov/

**https://www.galileonet.it/2016/09/riscaldamento-globale-quasi-calore-finisce-negli-oceani/

*note personali di M.C.

 

 

Da molti decenni numerosi scienziati asseriscono che l’attività umana stia spingendo la vita sul nostro pianeta oltre il punto di non ritorno. Nella storia della Terra vi sono stati cinque eventi di estinzione di massa, la più recente quella avvenuta durante il Cretaceo-Terziario, quasi 65 milioni di anni fa, che si pensava fosse stata causata dall’impatto massiccio di un asteroide sul Pianeta Terra. Nel 21° secolo si sta attuando una sesta estinzione di massa.

Secondo un articolo pubblicato a Luglio dal Dott. Gerardo Ceballos* e dai suoi colleghi, la Terra sta vivendo un enorme fenomeno di estinzione delle specie e una grande riduzione della loro gamma di biodiversità, che potrebbe avere profondi effetti sugli ecosistemi da cui dipende anche la civiltà umana. Hanno scoperto che circa il 30% dei vertebrati terrestri, compresi i rettili, gli uccelli e gli anfibi, stanno subendo notevoli perdite e diminuzioni. In alcune parti del mondo si sta perdendo il 70% delle specie a causa del degrado degli habitat. Gli autori descrivono i loro risultati come un annientamento biologico, sostenendo che la sesta estinzione di massa potrebbe essere già in corso.
Ma questa volta è fondamentalmente diversa da quelle avvenute in passato. Mentre le estinzioni precedenti sono state causate da fenomeni fisici, come cambiamenti climatici naturali, massive eruzioni vulcaniche, l’acidificazione degli oceani e meteoriti, la sesta ha le sue radici nell’attività umana.

Lo sviluppo del Homo Sapiens, quasi 200.000 anni fa, ha cambiato l’equilibrio globale dell’ecosistema e ha rovesciato le leggi naturali che governano la Terra. E’ stata impostata una nuova rotta per il nostro pianeta. Diverso dalle altre specie, l’uomo ha sviluppato la capacità di predominare su tutte le altre, sfruttando le risorse primarie del pianeta. Cominciando a cacciare eccessivamente gli animali e pescare pesci, ad utilizzare i combustibili fossili per la produzione di energia e sfruttando le risorse naturali del pianeta in modo tale che oggi la capacità delle altre specie animali e vegetali di sopravvivere è stata profondamente minata.
Quali sono i fattori più incalzanti dell’estinzione? E come possono i principi per una salute planetaria dedicarsi attivamente per contrastare una sesta estinzione di massa?

La fauna selvatica sta scomparendo a causa del degrado degli habitat, della pesca e dell caccia massiva, dell’inquinamento tossico, della deforestazione e del cambiamento climatico. L’accelerazione della deforestazione ha causato un aumento dell’inquinamento di carbonio che causa un imponente peggioramento del clima e come sappiamo, ha conseguenze disastrose sull’ecosistema e sulla produzione di alimenti. Le foreste pluviali del Brasile sono andate perse grazie ad una deforestazione che ha avuto il suo picco più alto nell’ultimo decennio, ed oggi il governo brasiliano sta proponendo il rilascio di altri 860.000 ettari di foresta amazzonica, un’area pari all’estensione del Portogallo, per la produzione agricola e l’estrazione mineraria, a seguito della pressione delle grandi Lobby e multinazionali; affermando che questo porterà un progresso economico a tutto il paese. Per quanto riguarda le conseguenze sulla produzione alimentare, ci saranno meno specie di insetti che offrirebbero un controllo naturale dei parassiti, per cui gli agricoltori dovranno fare affidamento su altissime dosi di pesticidi chimici. Allo stesso modo, la produzione di frumento su vasta scala, continua comunque a fare affidamento sugli insetti impollinatori, senza i quali però, i raccolti di frutta, verdura e cereali saranno scarsi o soggetti a un aumento dei prezzi. E’ un serpente che si morde la coda.

La crescita della popolazione umana combinata con un sorprendente eccesso di consumi tra i più ricchi nelle nostre società, sono le principali cause della riduzione delle specie di questa sesta estinzione di massa.

Ci sono più di 7 miliardi di esseri umani sulla Terra, ma solo 200 anni fa se ne registravano solo 1 miliardo. Questa rapida impennata demografica e crescita del consumo pro capite, di beni e servizi, l’impronta ecologica crescente dell’umanità, sta alterando la crosta terrestre, i fiumi e gli oceani, il sistema climatico, i cicli bio-geochimici e il naturale funzionamento degli ecosistemi. Quasi il 40% della superficie terrestre è utilizzato per la produzione agricola per alimentare l’intera popolazione del Pianeta e la copertura adibita ad aree urbane dovrebbe aumentare di oltre 1 milione di km2 entro il 2030, minacciando ulteriormente la biodiversità e la produzione di cibo.
L’attività umana sta cambiando il nostro mondo e sta tracciando delle traiettorie evidenti che conducono all’estinzione, il tempo per l’azione è breve.

La riduzione o la auspicabile abolizione dell’utilizzo dei combustibili fossili e l’adattamento ad un’economia energetica ad emissioni  zero, saranno essenziali per mantenere il cambiamento climatico nei limiti stabiliti dall’accordo di Parigi. Offrendo alle persone differenti fonti di proteine (che non siano solo provenienti dagli allevamenti intensivi, ma anche da legumi e cereali o altro), ​​modificando le diete, sarà fondamentale per ridurre gli effetti delle attività di cui fin’ora abbiamo abusato. La riduzione del consumo di carne, unitamente allo zucchero e all’olio di palma che richiedono grandi aree di terra e di acqua, svolgerà un ruolo cruciale nel fermare la deforestazione. Le estinzioni di massa sopra menzionate,  potrebbero essere inevitabili e forse non è troppo tardi per fermare questo ultimo attacco alla nostra ecologia. È necessaria una cooperazione senza precedenti tra i responsabili politici, le organizzazioni internazionali, gli scienziati e i ricercatori, e la società civile per preservare e mantenere la nostra biodiversità e per proteggere il mondo da noi stessi.

Fonte: articolo tradotto da http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2542519617300839?via%3Dihub

*Dott. Gerardo Ceballos: biologo, ecologista e ambientalista messicano – https://de.wikipedia.org/wiki/Gerardo_Ceballos

Coronal Holes Today

In seguito al CME (Coronal Mass Ejection) del 9 e 10 Novembre e al flare M 7.1 di ieri, NOAASpaceweather avvertono che ci sarà una forte onda d’urto sul versante Terra. Due grandi nubi di plasma solare si dirigono in queste ore verso la Terra,  che si fonderanno in un unica nube. L’impatto con il campo magnetico del nostro pianeta è previsto per domani, 12 Nov. 2012.

L’allerta del NOAA stima un 55% di possibilità di tempeste geomagnetiche nelle prossime 24/48 ore. Possibili venti solari che provocheranno aurore boreali anche a basse latitudini e possibili interferenze radio.

Durante le prime ore di ieri mattina, 9 novembre 2012, un filamento magnetico che si trova dietro l’arto sud-orientale del Sole è esploso, scagliando un’espulsione di massa coronale (CME) estremamente luminosa nello spazio: le particelle cariche e le nubi di plasma eruttate dalla nostra stella non sembrano rivolte verso il nostro pianeta, ma potrebbero esserlo nelle future esplosioni di questa regione attiva, ancora estremamente potente. Il Sole è prossimo al picco del ciclo solare 24, atteso dagli scienziati in prossimità della primavera del 2014.

Il giorno 8 novembre, inoltre, c’è stato un Solar flare measuring M1.7, alle 02:23 UTC. L’eruzione ha avuto luogo nella regione 1611 (N12E66).

L’evento iniziato alle 2:0, con un picco alle 2:23 è finito appunto alle 2:25 UTC. Si sono registrate emissioni radio di tipo II, tipici di questo fenomeno associato,  indicando che il flare è strettamente collegato con l’espulsione di massa coronale avvenuto poco prima. Il CME sul versante est non dovrebbe avere effetti geomagnetici di particolare interesse. Al momento ci sono 6 macchie solari nelle immagini stereo che comprendono nel disco i due gruppi numerati: Regione 1611 (N12E66) e 1612 (N06E71).

Fonti: http://www.meteoweb.eu/2012/11/sole-una-brillante-esplusione-di-massa-coronale-cme-scagliata-nello-spazio/162628/

http://www.sott.net/article/253306-M1-7-solar-flare-erupts-from-Region-1611-backsided-full-halo-CME-observed

ISS

ISS – La International Space Station, è visibile ad ogni suo passaggio anche ad occhio nudo, basta osservare il cielo più spesso e non credere che sia un UFO…anche se molti sono spesso incappati nell’inganno, senza sapere che esistesse la stazione spaziale. La ISS sta in orbita attorno alla Terra viaggiando a circa 400 km/h, percorrendo in una sola ora quelli che corrispondono a oltre 27mila km di suolo terrestre. L’oggetto è visibile nei cieli perchè illuminato dal sole che rifrange la luce sui grandi pannelli e soprattutto perchè è molto grande, quasi come un campo di calcio.

Su molti siti, di cui riporto i link a fondo pagina,  si possono trovare le tabelle orarie per poterla osservare da terra ad ogni suo passaggio, a seconda della zona, tabelle che forniscono i punti cardinali di dove sorge e tramonta; la sua traiettoria luminescente si potrà  vedere per alcuni minuti.

A facilitare questa osservazione  per molti appassionati astrofili, sarà proprio la NASA ad avvisare ogni volta con un messaggio. Il servizio attivato di recente dall’ente si chiama appunto “Spot the station”, che l’agenzia spaziale americana ha messo a disposizione dei cittadini. Con una semplice iscrizione sul sito http://spotthestation.nasa.gov/ , indicando la propria email e il luogo da cui si osserva, il paese e la città. Per l’Italia, non sono presenti tutte le provincie nell’elenco, ma si potrà scegliere la località più vicina. Effettuata la registrazione, si attenderà quindi che il sistema ci avvisi, con quache ora di anticipo, sul prossimo passaggio della ISS. Per ora il servizio di avviso con sms è attivo solo per gli operatori statunitensi.

Il prossimo passaggio sopra l’Italia è per l’11 Novembre alle 5:46 am ca.

Quindi mi raccomando, tutti col naso al’insù…

TABELLE ORARIE DI OSSERVAZIONE  

Anche su questo sito si può selezionare la propria località e avere le tabelle orarie dettagliate del passaggio..come ho fatto io per Genova.

Fonti: http://www.blitzquotidiano.it

Mentre sulla costa pacifica degli Stati Uniti e del Canada sono in atto terremoti e allerte tsunami, la costa orientale è ora minacciata da Sandy. Uragano dal nome docile, ma dalle intenzioni non certo delicate. Tutte le città degli stati uniti orientali stanno vivendo ore di panico e allerta per la prevista tempesta di intensità fuori da ogni comune previsione. Sandy secondo le osservazioni satellitari, pare si stia per unire ad altri due fenomeni atmosferici che le conferiranno un’intensità paragonabie solo alla tempesta che nel 1991 si abbattè su alcuni stati dell’est per una settimana intera. Questi i motivi per chiamarla “tempesta perfetta”, poichè secondo le stime dei metereologi, potrebbe causare danni da miliardi di dollari e precipitazioni di 20 centimetri che andranno a colpire 50-60 milioni di abitanti.

Gli stati del New Jersey e di New York sono già dichiarati in stato di emergenza. Chris Christie, governatore del New Jersey ha ordinato l’evacuazione ad Atlantic City di alcuni casinò dalle 16:oo loc. di domani, per possibili black-out e disagi che potrebbero durare anche per una decina di giorni.

A Manhattan verrà probabilmente chiusa la metropolitana e tutta la zona più vulnerabile a inondazioni; Wall Street e la Lower part, sono in fase di test informatici per i possibili black-out e problemi ai trasporti per cui si sta valutando il trasferimento di tutte le più importanti attività finanziarie in altri quartieri considerati fuori pericolo.

In West Virginia sono attese precipitazioni nel’ordine dei 2mt di accumulo.

L’uragano è sotto continua osservazione per conoscerne l’esatta direzione. Tutte le autorità americane degli stati che potrebbero essere coinvolti hanno invitato la popolazione a fare rifornimentti di generi alimentari necessari per al meno tre giorni, invito che ha subito causato il panico e folle di di gente che si ammassa nei supermercati. Il governatore del Connecticut, Dannel P. Malloy avverte: “Siate previdenti: calcolate che potrete essere nel mezzo di potenziali inondazioni, come non si sono viste negli ultimi 30 anni”.

Dopo il passaggio sui caraibi Sandy è stata momentaneamente ridimensionata a tempesta tropicale, ma nelle ultime ore ha ripreso la sua corsa vorticosa accelerando nuovamente alle 75 miglia/h, tornando alla classificazione di uragano. Le possibilità che la bufera possa colpire la costa orientale, raggiungendo anche gli stati di Ohio e Michigan, è salita al 90%, rispetto al 60% previsto due giorni fa.

Ad Haiti intanto si contano i danni e le vittime, le strade distrutte e le coltivazioni completamente cancellate e spazzate via dai violenti venti, allagamenti e fiumi in piena che trasportano fango e frammenti di ogni genere.

Lo scenario è catastrofico e il bilancio delle vittime è salito al momento a 51 e 200mila abitanti rimasti senza tetto. Il commento di un menbro dell’opposizione politica di Haiti : “non è normale che che ogni volta che piove si abbia una catastrofe in tutto il Paese“. Haiti non si scoraggia e i lavori di pulizia sono già iniziati e non saranno  nè semplici nè veloci.  L’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite riferisce che a  Les Cayes (Haiti), la tempesta ha scaricato al meno 27 pollici di pioggia in un periodo di sole 24 ore.

L’Uragano Sandy di categoria 2, ha attraversato il paese ad una forza superiore ai 150 km/h e le vittime totali causate negli ultimi tre giorni in tutta l’area caraibica sono salite a 64. Inizialmente Sandy si sarebbe dovuta fondere con un’altra perturbazione di bassa pressione proveniente dalle latitudini polari, portando con sè oltre alla pioggia anche un freddo tagliente. Il direttore del National Center di Miami, Rick Knabb, ha riferito che Sandy “colpirà duro” ad inizio settimana, tra lunedì e martedì.

Rimaniamo connessi per i prossimi aggiornamenti.